Molfetta la città del Pulo. Elogio della nostra terra.
Oggi siamo a spasso per i vicoli di Molfetta, un borgo antico della costa pugliese, in provincia di Bari. A brevissima distanza da Molfetta, a due chilometri circa, sorge il Pulo, (da qui la nomea Molfetta la città del Pulo) una dolina naturale profonda, nel punto più depresso, 35 metri. Copre un’area complessiva di 18 ettari. Nelle grotte naturali sono state rinvenute testimonianze dell’età del bronzo. Nei fondi Spadavecchia e Azzolini sono emersi dagli scavi archeologici i resti di villaggi di capanne e di necropoli che recano la testimonianza più antica della cultura neolitica pugliese. Il territorio circostante è ricco di dolmen e menhir. Verso la fine del XII secolo a.C. l’abitato del Pulo venne abbandonato. Dovranno trascorrere due millenni perchè si abbiano le prime testimonianze sicure della presenza dell’abitato di Molfetta, in atti notarili. Per quanto forse alle origini Molfetta la città del Pulo fosse un piccolo villaggio di pescatori e agricoltori, non tardò a inserirsi nel sistema dei centri costieri della Terra di Bari, mostrando notevole vitalità. A favorire il suo carattere marinaro e commerciale, giovarono i traffici crociati che si intensificarono tra l’Italia meridionale e l’Oltremare.
La scoperta del 2020.
Un ciottolo ovoidale con incisi dei tratti umanoidi stilizzati: è il misterioso idoletto ritrovato di recente nel Pulo di Molfetta.
Il manufatto è stato ritrovato dagli archeologi Alessia Amato e Nicola de Pinto, coordinati da Anna Maria Tunzi, funzionaria archeologa della Soprintendenza, durante recenti lavori di rifunzionalizzazione del sito. La piccola scultura, forse proveniente da un corredo funerario, è stata ricavata dalla lavorazione di un ciottolo calcareo sul quale compare inciso anche un motivo a zig zag, che permetterebbe di collocare l’oggetto tra le fasi media e finale del Neolitico (V-IV millennio a.C.). Considerato un unicum assoluto tra gli idoli preistorici legati alla terra, l’oggetto è ora sottoposto a un attento studio muovendo dall’assunto che le rare sculture preistoriche realizzate al mondo, nella maggior parte dei casi furono prodotte utilizzando materiali più facili da lavorare, come la terracotta oppure ossa di animali.
La gloria della bellezza di un territorio attraverso l'arte.
L’itinerario di visita parte dalla banchina Seminario, dove si affaccia il Duomo Vecchio, dedicato a S. Corrado. La chiesa è la più grande fra quelle pugliesi di stile romanico a cupole in asse. La facciata non è mai stata completata. Le due basse torri che la fiancheggiano non sono indipendenti, ma hanno vani corrispettivi all’interno, a cui si accede dall’ingresso orientale cinquecentesco. L’interno è scandito in tre navate e in tre campate da quattro pilastri cruciformi. Dall’interno si può ben cogliere l’elaborato sistema di raccordo delle tre cupole, che all’esterno sono piramidali. Ritornando all’esterno, raggiungendo la facciata absidale, notevoli sono il motivo ad archi ciechi legati a due a due a formare una decorazione di stile arabo-siculo e il finestrone con archivolto sostenuto da due colonne rette da leoni stilofori. Dai muri della facciata absidale si levano due campanili, 39 metri. Camminando per il centro storico, colpisce l’uniformità dei parametri murari a bugnato rustico. Caratteristico è anche l’allineamento delle case lungo la barriera muraria. Percorrendo via Piazza, la strada principale del borgo, si incontrano la chiesa di S. Andrea, di origine medioevale, e l’arco di S. Nicola, con i dipinti purtroppo sbiaditi di S. Corrado e S. Nicola. Una visita merita il torrione Passari, massiccia costruzione circolare a strapiombo sul mare. Destinato inizialmente alla difesa militare, è diventato un luogo di promozione culturale. Costruito nel 1400 e utilizzato come avamposto difensivo sul mare, dal 2003 il torrione ha ospitato artisti contemporanei italiani e stranieri, affermati ed emergenti, organizzando svariate mostre personali e collettive. Dal percorso sopramurale che prospetta su corso Dante, da adatte postazioni si possono cogliere suggestivi scorci panoramici del Porto e apprezzare la chiesa dell’Assunta, la Cattedrale Nuova, in stile barocco. Pregevoli esempi di barocco in pietra leccese sono la seconda cappella a destra e la prima a sinistra, quest’ultima ornata da tre tele di Carlo Rosa. Tappa consigliata per ultimare la visita di Molfetta la città del Pulo è il Santuario di S. Maria dei Martiri, costruito in forme neoclassiche, conserva il veneratissimo dipinto su tavola di una Vergine Glicophilousa, di stile tardo bizantino che si ritiene sia stato portato da pellegrini crociati dall’Oriente nel 1188. Alla chiesa è annesso l’Ospedale dei Crociati, a tre navate con volte a botte.
Il turismo enogastronomico, l’artigianato di provincia, la gente, il cibo , le storie popolari scrigni di esperienze passate e future. Cosa mangiare a Molfetta: polpi in umido su fette di pane tostato.
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