Favorita da una combinazione di elementi naturali e topografici, connessi soprattutto allo sbocco dell’Ofanto nella pianura pugliese, Canosa sembra essere stata occupata sin dal neolitico da nuclei di pastori che valorizzarono la zona, importante nodo stradale, di tratturi in primo luogo e poi di vie rotabili. Qui la via Traiana si incrociava con la perpendicolare, che muovendo dalla via Appia, seguendo l’Ofanto, si spingeva sino al mare Adriatico. Oggi a Canosa l’autostrada adriatica si congiunge con quella che attraversa la catena peninsulare in direzione di Napoli.
Intorno al secolo VIII a. C. Canosa era un agglomerato urbano ben organizzato, come attestano ritrovamenti sporadici di ceramica impressa e industria litica. Scavi archeologici sistematici hanno messo in luce uno spaccato della vita di Canosa dall’età del ferro all’Alto Medioevo. Alcune fornaci hanno restituito frammenti di ceramica geometrica, databile nell’arco di tempo fra il 700 e il 550 a. C. , dimostrando che in quel tempo operavano nella città dauna manifatture per la produzione di vasi commercializzati nell’area adriatica. Nell’ambito di tali scavi, una parte significativa è occupata dalle continue scoperte di grandi ipogei funerari. Si tratta di un tipo di sepolture sotterranee “di lusso”, caratterizzate da decorazione architettonica, in qualche caso scultorea e soprattutto pittorica, delle quali sono state ritrovate a Canosa gli esemplari più importanti di tutta la regione. Gli ipogei sono scavati interamente nel banco di calcare, comprese le coperture, le porte di accesso e i frontoni monumentali. Dal punto di vista planimetrico, gli ipogei canosini hanno pianta a croce latina, a cella semplice, o a file di celle disposte da un lato e dall’altro di un corridoio, preceduto da dromos e ingresso monumentale (facciata e colonne con capitelli, frontone e superfici decorate con affreschi). La consuetudine e l’adozione di un tipo così particolare di sepoltura risente di tradizioni indigene, le tombe “a grotticella”, e di influenze greche, nelle caratteristiche dell’arredo architettonico.
Il 318 a.C. rappresenta per la storia della città una data cardine, poiché in quell’anno, secondo la testimonianza di Livio, i Canosini si arresero ai Romani. Da quel momento le sorti della città sono strettamente legate alle fortune di Roma, in un’alternanza di fedeltà e ribellione. La guerra annibalica, con la disfatta nella vicina piana di Canne, investe anche Canosa. Dopo l’epoca normanno-sveva, Canosa entra nell’anonimato, scomparendo lentamente tra gestioni feudali, crolli e predazioni. Sono secoli capaci di cancellare l’immagine storica della città. L’opera di recupero è ancora possibile.
Itinerario di visita
Si comincia l’itinerario dalla Cattedrale, nella centrale piazza Vittorio Veneto, costruita agli inizi del sec. XI, a forma di croce latina, coperta da cinque cupole sui bracci e affiancata da navate laterali a botte. Di particolare interesse all’interno le belle colonne di verde antico e cipollino, che reggono le cupole, provenienti probabilmente da un tempio precristiano.
Uno dei più interessanti edifici paleocristiani di Canosa è il Battistero di S. Giovanni, in forma dodecagonale e assi costituiti dai bracci di una croce greca. L’area del battistero dovrebbe essere destinata a parco archeologico urbano. Dal Museo Civico, lungo la via Sabina, abbellita da rocchi di colonne e frammenti di sculture antiche, si può salire all’imponente fabbrica del Castello, dall’ampia cortina di mura e torri. Secondo la tradizione locale l’altura del Castello avrebbe costituito la rocca-acropoli della Canosa romana, del tutto abbandonata in età tardo antica e tornata a rivivere nel periodo altomedioevale e medioevale, insieme al popoloso rione cresciuto sul pendio orientale del colle.
Su un’altura extraurbana è possibile visitare la Basilica di S. Leucio, costruita sulle fondazioni di un precedente tempio italico. Di grande interesse sono soprattutto i capitelli figurati, teste di divinità tra racemi, pertinenti al colonnato del tempio precristiano, e i mosaici pavimentali della basilica leuciana, ornati da motivi geometrici, vegetali e zoomorfi. La basilica è costituita da un quadrato, sui cui lati si aprono grandi absidi e sormontata in origine da una cupola emisferica. Un’ultima passeggiata archeologica è costituita, fuori città, dalla statale 98 via per Cerignola, nel tratto compreso tra il ponte romano sull’Ofanto, suggestivo e ben conservato, e le mura della città, occupato da una serie di monumenti quali l’arco di Terenzio Vallone e i grandi sepolcri familiari romani, disposti lungo i lati della via Traiana. Una sosta merita la zona archeologica di Canne della Battaglia.
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